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L’economia circolare nel settore agroalimentare

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Di Danilo Guenza

Durante l’evento dedicato al biologico, abbiamo avuto l’opportunità di intervistare Andrea Segrè, professore ordinario di economia circolare presso l’Università di Bologna, noto esperto nel settore e fondatore della campagna Spreco Zero. Il suo intervento ha evidenziato l’importanza dell’economia circolare, specialmente nel contesto dell’agroalimentare, dove la gestione sostenibile delle risorse naturali è cruciale per il futuro del pianeta e della nostra alimentazione.

Economia circolare e agricoltura biologica

Segrè sottolinea che l’agricoltura biologica rappresenta un perfetto esempio di economia circolare. Questo approccio si basa su un utilizzo sostenibile delle risorse naturali, come il suolo, l’acqua e l’energia, minimizzando l’impiego di input chimici e producendo alimenti più sani e sostenibili. “L’agricoltura biologica”, afferma Segrè, “è parte integrante della bioeconomia perché integra il rispetto delle risorse naturali con la produzione alimentare”. Inoltre, il professore enfatizza l’importanza di garantire una sostenibilità economica delle aziende biologiche, che spesso affrontano sfide economiche non trascurabili a causa della domanda di cibo a basso costo da parte dei consumatori.

Il valore del cibo e il costo nascosto

Un tema ricorrente nell’intervento del professore è il valore del cibo. Segrè invita a riflettere sul fatto che, quando un alimento viene venduto a un prezzo troppo basso, qualcuno ne sta pagando le conseguenze, sia esso il produttore agricolo, l’ambiente o persino la nostra salute. “Spesso non ci rendiamo conto che dietro al basso costo del cibo ci sono problematiche sociali come il caporalato e impatti ambientali significativi”, afferma. Questo rende necessario un cambiamento di mentalità che parta dall’educazione alimentare e dalla consapevolezza dei consumatori.

L’importanza dell’educazione alimentare

Un altro punto fondamentale che emerge dall’intervista è la mancanza di educazione alimentare nelle scuole italiane. “Dovremmo insegnare fin da piccoli cosa significa cibo, come viene prodotto, qual è il suo valore nutrizionale e ambientale”, sostiene Segrè, sottolineando come oggi l’educazione alimentare sia quasi completamente assente nei programmi scolastici. Un cambiamento in questo senso potrebbe aiutare le nuove generazioni a fare scelte alimentari più consapevoli e a ridurre lo spreco.

Spreco alimentare: un problema economico e ambientale

Segrè è noto anche per il suo lavoro nella lotta allo spreco alimentare. Secondo le ricerche condotte dalla sua campagna Spreco Zero, ogni anno in Italia finiscono nella spazzatura oltre 7,5 miliardi di euro di cibo. La maggior parte di questo spreco avviene a livello domestico: ogni italiano butta via circa 600 grammi di cibo a settimana. “Lo spreco alimentare non è solo una questione economica, ma anche ambientale”, spiega Segrè. “Ogni volta che gettiamo del cibo, stiamo buttando via risorse come acqua, energia e suolo che sono state utilizzate per produrlo.”

Il ruolo della grande distribuzione e del consumatore

L’intervista si conclude con una riflessione su come la grande distribuzione e le abitudini dei consumatori influenzino lo spreco. “Le offerte speciali come il 3×2“, spiega Segrè, “spingono i consumatori ad acquistare più di quanto realmente necessario, contribuendo così allo spreco“. Anche la crescente abitudine a mangiare cibi preconfezionati e a preparare pasti veloci ha un impatto significativo. La soluzione? Secondo Segrè, una maggiore consapevolezza da parte dei consumatori, insieme a politiche che incentivino l’acquisto responsabile e la riduzione degli sprechi.

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