Di Fabio Cortese
L’intervista a Michele Turazzi
In un’epoca in cui la crisi climatica domina il dibattito pubblico, sorprende che la letteratura contemporanea non abbia ancora affrontato in modo sistematico questo tema urgente. Per la nostra rubrica dedicata ai libri abbiamo un’intervistato con Michele Turazzi, autore del libro Prima della rivolta e vincitore del prestigioso premio Demetra per la letteratura ambientale, abbiamo esplorato questa lacuna letteraria e il ruolo della climate fiction nell’affrontare i problemi ambientali. Turazzi offre una riflessione approfondita sulla difficoltà di tradurre la crisi climatica in narrativa, seguendo la provocazione dello scrittore indiano Amitav Ghosh, che ha denunciato l’incapacità degli autori di affrontare adeguatamente questo argomento nei loro romanzi.
L’assenza della crisi climatica nella letteratura
Secondo Turazzi, nonostante negli ultimi dieci anni si sia registrato un aumento della consapevolezza pubblica e letteraria riguardo ai cambiamenti climatici, esiste ancora una marcata sproporzione tra i romanzi che trattano tematiche tradizionali e quelli che si confrontano con questioni contemporanee come la crisi climatica. Questa tendenza è in netto contrasto con l’urgenza del problema e mette in evidenza la difficoltà intrinseca degli autori di rendere la crisi climatica un tema centrale della narrativa.
Ghosh, nel suo saggio La grande cecità, ha evidenziato quanto sia complicato per gli scrittori rappresentare la crisi climatica, in gran parte perché le sue dinamiche sono lente e spesso invisibili. Turazzi concorda con questa analisi, sostenendo che il cambiamento climatico, pur essendo uno dei più gravi problemi dell’umanità, viene spesso ignorato o accantonato sia dalla narrativa che dall’opinione pubblica. “L’enormità e la gradualità del fenomeno rendono difficile la sua comprensione razionale”, afferma Turazzi, che descrive il cambiamento climatico come un “gigante silenzioso” che avanza inesorabilmente ma al di fuori del campo percettivo della maggior parte delle persone.
La nascita di Prima della rivolta e il futuro immaginato
Il libro di Turazzi, Prima della rivolta, è ambientato nel 2045 e trae ispirazione dai problemi ambientali attuali, proiettandoli in un futuro prossimo in cui queste problematiche sono ormai esplose in modo evidente. L’autore racconta che il romanzo nasce dall’osservazione diretta della nostra epoca, evidenziando come i segnali di allarme di oggi possano portare a una catastrofe se ignorati. La sua è una narrativa che si muove tra il presente e il futuro, cercando di far emergere ciò che ancora è poco visibile ma che minaccia il nostro domani.
Turazzi si inserisce nel panorama della climate fiction, un genere letterario sempre più rilevante che utilizza la narrativa per esplorare le conseguenze del cambiamento climatico. Tuttavia, come sottolinea l’autore, questo genere è ancora troppo di nicchia rispetto all’importanza globale della tematica. “La sfida”, afferma Turazzi, “è rendere la crisi climatica non solo un tema di attualità, ma parte integrante della cultura letteraria”.
La difficoltà di agire sulla crisi climatica
Un aspetto cruciale emerso nell’intervista è la difficoltà, sia individuale che collettiva, di agire sulla crisi climatica. Turazzi riflette su come il cambiamento climatico sia un fenomeno complesso, che non si presta a una facile elaborazione mentale. L’accantonamento della questione, sia da parte del pubblico che della politica, è una delle ragioni per cui le azioni concrete tardano ad arrivare. “La politica”, sostiene l’autore, “dovrebbe avere un ruolo più incisivo nella gestione della crisi ambientale, ma al momento non sembra essere all’altezza della sfida”.
La responsabilità di affrontare la crisi climatica, dunque, non può ricadere solo sulla narrativa o sulla sensibilità individuale. Secondo Turazzi, è necessario un coinvolgimento più attivo da parte delle istituzioni, che devono fornire direttive chiare e piani d’azione concreti. La letteratura, nel suo ruolo di specchio della società, può certamente contribuire a sensibilizzare e a mantenere alta l’attenzione, ma non può essere il solo strumento di cambiamento.
Il ruolo della letteratura ambientale
La letteratura ambientale sta lentamente guadagnando terreno, grazie ad autori come Michele Turazzi che cercano di affrontare tematiche complesse legate al cambiamento climatico e all’ambiente. Il premio Demetra, vinto dall’autore, testimonia la crescente attenzione verso questo genere, ma è ancora necessario fare molto per portare la letteratura ambientale al centro del panorama editoriale. “Abbiamo bisogno di una letteratura che parli del nostro tempo e delle nostre sfide”, afferma Turazzi. “La crisi climatica non è solo un problema scientifico o politico, è un problema umano e sociale. E la letteratura, in quanto tale, deve riflettere queste dimensioni”. La speranza dell’autore è che nei prossimi anni sempre più scrittori decidano di affrontare la crisi climatica, contribuendo a creare una coscienza collettiva che spinga all’azione.
L’intervista con Michele Turazzi mette in luce la complessità di rappresentare la crisi climatica nella narrativa contemporanea. Sebbene la consapevolezza stia crescendo, la sproporzione tra le opere che affrontano tematiche ambientali e quelle tradizionali evidenzia quanto sia ancora difficile per gli autori rendere questo tema centrale nelle loro storie. La letteratura ambientale e la climate fiction, di cui Turazzi è un rappresentante, possono essere strumenti potenti per sensibilizzare il pubblico, ma è necessario che l’impegno verso la sostenibilità venga condiviso anche da altre forze sociali e politiche.