Intervista a Tiziana Iannuzzi – InCirle Project

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Allora, oggi è con noi Tiziana Iannuzzi, che è una ricercatrice al Centro Interdisciplinare per la Sostenibilità e il Clima della Scuola Superiore Sant’Anna. Buongiorno e grazie di aver accettato il nostro invito.

Tu hai partecipato e adesso partiamo proprio da questo a questo studio in circola che ha visto coinvolti sei paesi con 14 diciamo attori più altri quattro che si sono aggiunti in una seconda fase per analizzare il tema del turismo e della circolarità quindi la circular economy nell’ambito del turismo nel bacino del Mediterraneo. Visto che noi ci stiamo occupando nel nostro magazine del mese di luglio-agosto di turismo, siamo in Italia, bacino mediterraneo, quindi chi meglio di te che hai partecipato a questo studio può cominciare a darci dei parametri di riferimento.

Quindi intanto ti pregherei di raccontarci un po’ l’obiettivo, lo scopo di questo lavoro, chi ne è stato coinvolto e i primi risultati.

Certo e questo studio appunto parte in realtà da un progetto quindi su delle basi applicative forti sul programma Interreg Med che sono appunto tutta una serie di bandi che vengono banditi per l’appunto dall’Unione Europea e questo progetto appunto che si chiama InCircle ha avuto lo scopo di supportare i decisori politici nell’applicazione dei principi dell’economia circolare. Perché cosa? Per le pianificazioni strategiche nel campo del turismo, favorendo quindi l’applicazione di un turismo sostenibile e circolare attraverso, e questo è stato il nostro contributo come Scuola Sant’Anna, l’adozione e l’uso di indicatori di circolarità proprio per valutare e misurare il livello di circolarità in particolare delle destinazioni turistiche, che poi erano le nostre aree di riferimento appunto su territori in particolare insulari a bassa densità ma dove poi gli impatti del turismo e delle stagionalità hanno appunto una pressione forte su questi territori e eh all’interno del progetto appunto sono state condotte tutta una serie di attività volte ad analizzare la relazione tra questi principi di economia circolare e poi la politica turistica in particolare dell’area del Mediterraneo.

Mi viene subito una domanda. Perché trovare degli indicatori per misurare la circolarità di un sistema economico? Perché crea valore, crea ricchezza?

Allora, innanzitutto:

All’interno del mio gruppo di ricerca noi siamo molto focalizzati su quella che è la misurazione della circolarità non soltanto dal punto di vista economico ma poi andando a toccare anche tutti quelli che sono le altre dimensioni della sostenibilità quindi tutta la parte ambientale e la parte sociale. In primo luogo perché la misurazione? Perché consente a chi si misura e quindi a chi applica effettivamente degli indicatori di non soltanto ricevere un risultato quantitativo che poi se vogliamo è l’output più basso da poter comunicare ma soprattutto di capire a che punto sono nella loro transizione verso uno sviluppo sostenibile di conseguenza di poter prendere delle decisioni più informate capendo quali sono i loro punti di forza ma anche i loro punti di debolezza e quindi tarare e customizzare le loro strategie appunto di sviluppo. Perché appunto misurare poi questo tipo di sviluppo e in particolare questa parte economica? Perché ovviamente la transizione verso l’economia circolare e la sostenibilità offrono appunto tutta una serie di vantaggi di lungo periodo, sia dal punto di vista economico che dal punto di vista sociale.

Si parla di economia circolare per l’appunto un’economia e già nei lontani anni novanta Porter che è un po’ il principe diciamo di quelle che sono le teorie economiche parlava di inquinamento come una forma di spreco economico che implica appunto l’utilizzo non necessario incompleto e inefficienze delle risorse e quindi già lui segnalava come le emissioni spesso sono un segnale di inefficienza che impongono poi all’organizzazione tutta una serie di di attività che non vanno a generare valore ma anzi che diventano dei costi per per l’impresa stessa e quindi andarsi a misurare in questo senso e in un contesto in cui le imprese adesso sono tante si inseriscono in un contesto sociale in delle comunità che le devono accogliere ovviamente consente loro di sviluppare appunto delle strategie di avere un impatto molto più positivo sia in termini di rivoluzione di quelli che sono i costi per il loro proprio business quindi penso all’efficientamento energetico ad esempio al costo che deriva dallo smaltimento dei rifiuti ma anche poi benefici sociali in termini di comunità sull’ambiente le comunità ospitanti che ospitano tutte queste imprese e all’interno di una destinazione turistica in particolare in cui ci sono tantissime catene del valore che giocano non si parla solo della destinazione in sé come luogo ma si parla di servizi di ristorazione, servizi alberghieri, di mobilità, tour operator eccetera andare a compiere questo tipo di misurazione sul sistema destinazione turistica che racchiude un po’ tutti questi attori e capire anche come questi collaborano e creano delle sinergie, aiuta ovviamente la destinazione poi a pianificare meglio e anche poi se vogliamo a dare un’immagine più corretta magari di quello che sarebbe la loro intenzione rispetto all’attrattività del turismo, al turismo che vuole attrarre e alle attività che poi vuole offrire a chi va a beneficiare di tutti i suoi servizi.

Anche perché poi certi costi non solo pesano sull’impresa ma poi spesso diventano costi pubblici, cioè a carico della collettività, soprattutto delle collettività che in alcuni di questi luoghi sono numericamente molto contenute durante l’estate, durante il periodo turistico esplodono e quindi l’impatto sul territorio è significativo, non solo dal punto di vista ambientale, ma come dicevi correttamente tu, anche dal punto di vista sociale. Io non so se voi, adesso forse usciamo un po’ fuori tema, però insomma c’è un tema anche per esempio dell’impatto sul, lo stiamo vedendo a Barcellona, a Venezia, cioè sull’impatto turistico di grandi flussi che cambiano anche proprio la socialità della della città, dell’ambiente e quindi poi chi ci vive da una parte ne beneficia perché il turismo ovviamente porta anche ricchezza, ma a contempo spesso poniamo l’accento solo su questo ma non vediamo i costi di questo e invece per prendere delle decisioni corrette è bene vedere tutti e due i lati della medaglia.

Certo, assolutamente vero.

Ora noi all’interno del progetto abbiamo costruito il nostro strumento perché poi di questo si parla, è proprio uno strumento per la misurazione della circolarità delle destinazioni turistiche basandoci proprio su quattro capitali fondamentali attraverso tutto ovviamente uno studio di ricostruzione anche della letteratura scientifica perché siamo pur sempre un’università e questi quattro capitali erano proprio sì il capitale naturale e il capitale infrastrutturale, ma poi c’era anche tutta una parte di capitale sociale, capitale umano, proprio composto dalle persone, dai locals, quindi dalle comunità locali e anche dalle aziende, che poi vanno a costituire le destinazioni turistiche. Tra l’altro uno dei grandissimi valori aggiunti di questo progetto, secondo me, è stata proprio la stretta collaborazione durante tutta la fase di ideazione di quelli che sono stati poi risultati, con attori delle destinazioni. Quindi c’è stato un continuo processo di co-creazione, di collaborazione, in cui i rappresentanti, i portatori di interesse delle destinazioni hanno interagito con noi ricercatori, con Area Science Park, che era appunto il centro di ricerca che coordinava tutto il progetto, per aiutarci loro stessi a definire quelle che erano delle aree importanti e da attenzionare all’interno della transizione di una destinazione verso l’economia circolare. E questo è stato un risultato fantastico perché ci ha permesso non solo di costruire poi lo strumento ma anche di ascoltare il loro punto di vista, quali sono le difficoltà, i driver, le barriere, le opportunità che poi un turismo circolare ha. Non soltanto per i turisti ma proprio appunto anche per la popolazione locale e alcune delle cose a cui noi prestavamo attenzione era appunto ad esempio il turismo sociale la collaborazione tra la destinazione e le imprese ma anche le campagne di sensibilizzazione che poi magari la destinazione metteva in atto nei confronti dei turisti perché come dicevi appunto poi finisce che i locali diventano un po’ preda di questi flussi turistici enormi.

Quindi anche la sensibilizzazione del locale e del turista verso comportamenti più sostenibili e più circolari va a giocare un ruolo importantissimo e se la destinazione poi si fa promotrice di questo tipo di informazione, di questo tipo di messaggio, a maggior ragione c’è un valore aggiunto enorme, anche perché si crea comunque un senso di appartenenza. Adesso abbiamo visto ci sono tantissime proteste in giro per l’Europa, soprattutto, ma non solo, proprio verso i flussi turistici enormi che invadono le città. Se andiamo verso un concetto più ampio di condivisione della destinazione e di collaborazione tra locali, cittadini, ospiti, turisti e anche tutte le altre entità che si trovano lì, probabilmente il messaggio che passa è molto più inclusivo e molto più positivo per tutti.

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