Di Fabio Cortese
Tra le startup che hanno catturato l’attenzione all’IFIB di Bologna, TomaPaint, una giovane impresa italiana con sede a Parma, si distingue per il suo approccio innovativo e sostenibile. Fondata nel 2019, TomaPaint si propone di trasformare gli scarti dell’industria agroalimentare, in particolare le bucce di pomodoro, in bioresine naturali. Tommaso Barbieri, uno dei responsabili della startup, ha raccontato l’origine del progetto e i suoi sviluppi.
Dalle bucce di pomodoro alle bioresine: l’idea di TomaPaint
L’idea di creare una bioresina partendo dagli scarti del pomodoro è nata grazie ad Angela Montanari, cofondatrice di TomaPaint, che lavorava presso la Stazione Sperimentale per l’Industria delle Conserve Alimentari a Parma. Montanari ha scoperto un vecchio brevetto degli anni ’30, sviluppato durante il periodo autarchico, in cui si cercavano alternative alle resine a base di petrolio. Tuttavia, la ricerca fu abbandonata dopo la fine della guerra. Oggi, TomaPaint ha ripreso questo progetto in chiave moderna e sostenibile, utilizzando i residui della lavorazione del pomodoro, una risorsa abbondante soprattutto nella regione tra Piacenza e Reggio Emilia.
Applicazioni delle bioresine: un mercato in espansione
Inizialmente, il progetto di TomaPaint si concentrava sulla creazione di coating per l’interno dei barattoli metallici destinati all’industria alimentare. Tuttavia, come sottolineato da Barbieri, l’azienda ha poi ampliato i propri orizzonti collaborando con aziende di vari settori, dall’imballaggio per alimenti alla cosmesi, passando per il giardinaggio, i tessuti e le bioplastiche. Tra i prodotti più avanzati commercialmente, spicca “Turf Turf”, un progetto per il giardinaggio sviluppato in collaborazione con un’azienda danese.
Sostenibilità e innovazione: un ciclo virtuoso
TomaPaint non si limita a innovare solo nei prodotti, ma anche nei processi produttivi. L’intero ciclo di produzione è progettato per essere sostenibile e rispettoso dell’ambiente. L’azienda utilizza energia proveniente da un impianto di biogas, che sfrutta gli scarti del processo stesso per alimentarsi, e pannelli fotovoltaici installati sul tetto dell’impianto. Questo approccio circolare consente una significativa riduzione delle emissioni di CO2, come confermato da un’analisi LCA (Life Cycle Assessment) condotta dall’azienda.
Espansione internazionale e collaborazioni future
Sebbene l’innovazione di TomaPaint abbia già conquistato il mercato italiano, la startup ha avviato collaborazioni anche a livello internazionale, con partner europei e, in misura minore, extraeuropei. Inoltre, l’azienda è coinvolta in progetti di ricerca come “Agriloop”, un’iniziativa europea che esplora la possibilità di estrarre bioresine anche da altre fonti vegetali, come le bucce di mela. Nonostante il pomodoro resti la risorsa più efficiente in termini di resa e disponibilità, Toma Paint guarda al futuro con l’intenzione di ampliare ulteriormente il proprio portfolio di prodotti.
La comunicazione e l’importanza dell’educazione
Un altro aspetto fondamentale per TomaPaint è la comunicazione. Secondo Barbieri, è cruciale far conoscere al pubblico i benefici delle soluzioni sostenibili, affinché anche i consumatori possano contribuire alla transizione ecologica. La startup ha sfruttato vari canali di comunicazione, inclusi web e radio, per sensibilizzare le persone e promuovere il cambiamento. Barbieri ha inoltre sottolineato l’importanza di educare le giovani generazioni, sostenendo l’idea di includere progetti di innovazione e sostenibilità nei programmi scolastici.
Conclusione
TomaPaint rappresenta un esempio concreto di come l’innovazione tecnologica possa integrarsi con la sostenibilità ambientale, trasformando scarti agricoli in materiali utili e riducendo al minimo l’impatto ecologico. Grazie alla sua visione circolare e alle collaborazioni internazionali, la startup parmense si sta affermando come un modello di riferimento nel settore delle bioresine e delle soluzioni green.