Di Fabio Cortese
Durante il recente Forum sulle biotecnologie IFIB di Bologna, il professor Danilo Porro, docente di Microbiologia Industriale presso l’Università Bicocca di Milano, ha offerto una panoramica approfondita sullo stato della ricerca biotecnologica in Italia e in Europa, affrontando sia i successi che le sfide ancora presenti.
Secondo Porro, la ricerca italiana ed europea nel campo delle biotecnologie è a un livello elevatissimo. L’Europa produce tra il 18 e il 20% delle pubblicazioni scientifiche più citate al mondo, con l’Italia che rappresenta circa il 2,6% di questo contributo. Questi dati evidenziano come l’Italia sia considerata un leader nella ricerca biotecnologica, sia a livello europeo che globale.
Tuttavia, Porro sottolinea un importante divario tra la qualità della ricerca e la sua applicazione pratica. “Il vero problema arriva quando si tenta di passare dalla ricerca all’innovazione,” afferma. Nonostante l’eccellenza scientifica, l’Europa fatica a trasformare le scoperte in prodotti concreti sul mercato, trovandosi indietro rispetto a grandi economie come Stati Uniti e Asia.
Innovazione nella biotecnologia: il grande ostacolo
Uno dei problemi principali, secondo il professor Porro, è la mancanza di competitività e attrattiva dell’Europa per gli investimenti in innovazione. I capitali necessari per portare un’idea dal proof of concept alla commercializzazione sono spesso scarsi, soprattutto in Italia. “L’Europa non è attrattiva e l’Italia lo è ancora meno,” afferma Porro, evidenziando come molti finanziatori preferiscano investire altrove.
In questo contesto, Porro cita il recente report commissionato dalla presidente della Commissione Europea, Ursula von der Leyen, a Mario Draghi. Il report evidenzia l’importanza della ricerca, ma sottolinea come l’innovazione in Europa sia carente, richiamando la necessità di trovare capitali adeguati per colmare questo gap.
Green Deal e prudenza nell’innovazione
Nel corso dell’intervista, si è anche discusso del Green Deal europeo, il piano della Commissione Europea per rendere l’Europa il primo continente a impatto climatico zero entro il 2050. Secondo Porro, non si tratta di scetticismo verso gli obiettivi del Green Deal, ma piuttosto di una questione di tempistiche. “Raggiungeremo gli obiettivi, ma non sappiamo esattamente quando. Potrebbe volerci molto più tempo del previsto,” ha dichiarato.
Il professor Porro ha inoltre messo in evidenza una mancanza di attenzione all’industria durante la pianificazione di questi obiettivi. A suo parere, sarebbe stato opportuno includere l’industria in modo più prudente, allungando l’orizzonte temporale per evitare rischi di accelerazioni eccessive nei cambiamenti richiesti.
La sfida della comunicazione scientifica
Uno dei temi più importanti sollevati durante l’intervista è stato quello della comunicazione scientifica. Porro riconosce che i ricercatori spesso dedicano troppo poco tempo alla divulgazione delle loro scoperte e al dialogo con il pubblico e l’industria. “La ricerca arriva sempre prima, ma gli scienziati devono imparare a comunicare meglio e a contaminare il mondo con la loro conoscenza,” ha affermato.
Secondo Porro, esiste una sorta di “globalizzazione della conoscenza” tra i ricercatori di tutto il mondo, che sono costantemente in contatto indipendentemente dalle loro provenienze. Tuttavia, è fondamentale che la società partecipi più attivamente a questo processo e che si crei una maggiore cultura dell’innovazione sin dalle scuole primarie.
Fuga dei cervelli: una perdita inevitabile?
Un altro problema cruciale discusso riguarda la fuga dei cervelli dall’Italia. Porro offre una prospettiva interessante su questo fenomeno, affermando che non è così rilevante dove un ricercatore sviluppa la sua conoscenza, poiché essa finirà per essere condivisa globalmente. Tuttavia, sottolinea anche come l’Italia, pur essendo un leader nella ricerca, non sia altrettanto attrattiva per i ricercatori stranieri. “Investire nella formazione dei ricercatori italiani senza essere in grado di trattenerli o attrarre talenti dall’estero è un problema che deve essere affrontato,” ha concluso.
Biotecnologia e economia circolare: un cambiamento inevitabile
Porro ha chiuso l’intervista affrontando il tema dell’economia circolare, di cui la biotecnologia è parte integrante. Il professor Porro ha affermato che il cambiamento verso uno stile di vita più sostenibile è inevitabile e necessario, dati gli attuali livelli di popolazione e sfruttamento delle risorse naturali. Anche se il petrolio, contrariamente alle previsioni di qualche decennio fa, è ancora abbondante, non è sostenibile continuare ad utilizzarlo con gli attuali ritmi.
“In passato si pensava che il petrolio non fosse biodegradabile, ma in realtà lo è. Solo che ci vogliono migliaia di anni per farlo. Il vero problema è culturale: dobbiamo insegnare ai bambini, fin dalle scuole primarie, l’importanza dell’innovazione e del cambiamento,” ha concluso.