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Il Futuro alimentare globale dipende dall’acquacoltura

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Di Fabio Cortese

L’acquacoltura, ovvero l’allevamento di specie acquatiche come pesci e molluschi, si sta affermando come una delle risorse più importanti per combattere la crisi alimentare globale. Questo settore, in costante crescita dagli anni ’60, è oggi responsabile di oltre il 50% del pesce consumato a livello mondiale. In un contesto in cui la pesca tradizionale fatica a mantenere i ritmi della domanda, l’acquacoltura emerge come una soluzione essenziale per sostenere l’approvvigionamento di prodotti ittici e promuovere uno sviluppo economico sostenibile.

Come sottolineato da Marco Gilmozzi, vicepresidente dell’Associazione Italiana Piscicoltura e figura di spicco nel settore dell’acquacoltura italiana, la pesca mondiale è in una fase di stagnazione. Negli anni ’60, quando la popolazione mondiale era di circa 3 miliardi di persone, la produzione ittica ammontava a circa 90 milioni di tonnellate all’anno. Oggi, con una popolazione che supera gli 8 miliardi, la quantità di pesce pescato è rimasta pressoché invariata, causando una drastica riduzione della disponibilità per persona.

Inoltre, le specie marine catturate oggi sono spesso di dimensioni più ridotte rispetto al passato, segno di un sovrasfruttamento delle risorse. In molte aree del mondo, i limiti sostenibili sono stati superati, e la pesca non è più in grado di soddisfare la crescente domanda globale di prodotti ittici. In questo scenario, l’acquacoltura rappresenta una valida alternativa per colmare il divario tra offerta e domanda.

L’Acquacoltura come Motore di Sviluppo Economico

Paesi come la Norvegia dimostrano come l’acquacoltura possa essere un fattore chiave per lo sviluppo economico. Con una popolazione di soli 5 milioni di abitanti, la Norvegia produce annualmente circa 1,5 milioni di tonnellate di salmone. Il giro d’affari stimato è di oltre 20 miliardi di euro. Questa capacità produttiva, superiore a quella di molte nazioni del Mediterraneo, evidenzia le potenzialità economiche dell’acquacoltura.

Anche l’Italia, con i suoi 8.000 chilometri di coste, avrebbe potuto beneficiare di un simile sviluppo. Tuttavia, ostacoli di natura legislativa e la competizione con il turismo hanno rallentato la crescita del settore. Attualmente, il paese produce solo una piccola frazione del pesce che consuma, coprendo appena 6 kg dei 30 kg pro capite annui. Il restante 80% viene invece importato.

Sostenibilità e Innovazione nell’Acquacoltura

Un altro tema cruciale è la sostenibilità ambientale degli impianti di acquacoltura. Molti hanno sollevato preoccupazioni riguardo all’impatto ambientale degli allevamenti intensivi di pesce, ma Gilmozzi sostiene che, se gestita correttamente, l’acquacoltura può essere un’attività altamente sostenibile. L’acqua utilizzata negli impianti, ad esempio, non viene consumata ma restituita all’ambiente, minimizzando l’impatto ecologico rispetto ad altre attività zootecniche.

L’innovazione tecnologica gioca un ruolo chiave in questo contesto. L’uso di microalghe, ad esempio, potrebbe contribuire significativamente alla riduzione delle emissioni di CO2 e alla produzione di omega-3 e omega-6. Queste microalghe, che crescono rapidamente utilizzando luce solare e anidride carbonica, potrebbero diventare una risorsa preziosa sia per l’alimentazione animale che umana, contribuendo a un modello di economia circolare e sostenibile.

Il Caso di Orbetello: Un Monito sulla Gestione Ambientale

Nonostante i progressi, eventi come la moria di pesci nella laguna di Orbetello evidenziano l’importanza di una gestione oculata degli ecosistemi. Le alte temperature e la mancanza di ossigeno hanno causato gravi danni alla fauna ittica, sottolineando la necessità di infrastrutture adeguate per monitorare e gestire situazioni di anossia. Gilmozzi propone l’installazione di ossigenatori nelle lagune per creare aree sicure per i pesci, un esempio pratico di come l’innovazione possa mitigare i rischi ambientali.

L’acquacoltura rappresenta una risorsa fondamentale per affrontare le sfide alimentari del futuro. Non solo offre una soluzione sostenibile alla crescente domanda di prodotti ittici, ma può anche contribuire alla crescita economica e alla tutela ambientale. In Italia, è necessario superare gli ostacoli normativi e culturali che frenano lo sviluppo del settore, per permettere all’acquacoltura di crescere e diventare una componente centrale dell’economia nazionale. Con un’adeguata pianificazione e innovazione, l’acquacoltura può non solo garantire la sicurezza alimentare, ma anche promuovere un modello produttivo sostenibile che rispetti l’ambiente e le risorse naturali.

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