Il 2024 è l’anno più caldo del millennio

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Di Fabio Cortese

Il 2024 è destinato a passare alla storia come l’anno più caldo del millennio. L’ultimo rapporto dell’Istituto Europeo Copernicus lo conferma e avverte di un pericoloso aumento delle temperature globali, che potrebbero salire di 3°C entro la fine del secolo. Di fronte a questa minaccia ambientale senza precedenti, le nazioni di tutto il mondo si trovano a un bivio cruciale. Mentre la crisi climatica si intensifica, la politica mondiale attraversa una fase di mutamenti significativi che rischiano di compromettere gli sforzi per la sostenibilità ambientale.

Un allarme per il pianeta: l’anno più caldo e la crisi climatica

L’innalzamento delle temperature globali e l’aumento di eventi climatici estremi sono segnali di un’emergenza climatica ormai sotto gli occhi di tutti. Al Summit degli Stati Generali della Green Economy a Rimini 66 organizzazioni di imprese hanno lanciato un appello: il cambiamento climatico deve diventare una priorità assoluta, con interventi mirati dei grandi emettitori di gas serra come Cina, Stati Uniti, Europa e India. I partecipanti al summit hanno sottolineato la necessità di accelerare verso la neutralità delle emissioni entro le date cruciali del 2030 e del 2050.

Progressi e sfide al caldo per il raggiungimento dell’obiettivo Net Zero

L’Europa ha fatto notevoli progressi negli ultimi anni grazie al Green Deal. Le emissioni di gas serra sono state ridotte del 31% rispetto al 1990, con un calo di 200 milioni di tonnellate tra il 2022 e il 2023. Tuttavia, c’è ancora molta strada da fare per centrare l’obiettivo di riduzione del 55% entro il 2030. Nonostante gli sforzi europei, esiste un paradosso nel panorama globale difficile da limitare. La Cina, leader nella produzione di energie rinnovabili, continua a dipendere fortemente dal carbon. Il 70% delle sue emissioni, infatti, derivano ancora da combustibili fossili.

USA: innovazione Green e politiche incerte

Anche gli Stati Uniti hanno avviato un piano ambizioso per ridurre le emissioni, con obiettivi di elettricità green fissati per il 2035 e il divieto di combustibili fossili per i nuovi edifici entro il 2027. Tuttavia, il recente cambio alla guida del Paese ha suscitato preoccupazioni in tutto il mondo. Il nuovo presidente, Trump, ha adottato una linea favorevole alla produzione petrolifera interna, criticando le iniziative pro-clima. Le sue politiche incentrate sull’energia fossile potrebbero minare gli sforzi globali verso la sostenibilità, suscitando preoccupazioni anche in Europa.

Il futuro della Green Economy in Europa

Il summit di Rimini si è concluso con un appello accorato: servono scelte coraggiose per rispettare le scadenze del 2030 e 2050, e per garantire la leadership europea nella transizione ecologica. Antonio De Caro, presidente della Commissione Ambiente del Consiglio Europeo, ha sottolineato la necessità di superare i limiti imposti dall’unanimità nelle decisioni europee. Questo perché potrebbero rallentare i progressi necessari per fronteggiare la crisi climatica.

Una transizione non solo ambientale

Oltre alla transizione ecologica, l’Europa deve affrontare anche una sfida sociale, in modo da evitare che divisioni interne o interessi nazionali possano minare la sua leadership ambientale. La sfida del clima non riguarda solo l’ambiente ma anche l’equità sociale, con una transizione che deve essere sostenuta da tutti i paesi membri per evitare che vengano messe in discussione le fondamenta della politica green europea.

Mentre il pianeta si riscalda e il tempo stringe, il mondo si trova davanti a un bivio. Perseguire la strada della sostenibilità o seguire la “via trumpiana” che privilegia i combustibili fossili. Le scelte politiche dei prossimi anni avranno un impatto diretto sul futuro delle generazioni a venire, influenzando il benessere del pianeta e la sicurezza climatica globale.

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