Cambiamento e punti di svolta
Nei precedenti appuntamenti è comparso numerose volte un tema che reputiamo sarà dominante nei prossimi anni, ovvero la necessità di un cambiamento nello stile di vita, nella cultura sociale ed ambientale. In vari consessi mondiali si è parlato di limiti temporali e quali fare riferimento e modificare le strategie industriali nuove tecnologie per impedire il collasso del pianeta. Un saggio di uno dei massimi esperti mondiali di climatologia e scienza dei sistemi terrestri, il professore Timothy Lenton dell’Università di Exeter per lo sviluppo sostenibile del pianeta, quello che reputa sia arrivato al suo limite massimo e che dovrà influenzare il nostro futuro. Secondo Lenton il punto di svolta nei massimi sistemi può essere rappresentato come la vita e la morte per un organismo, la guerra e la pace per una società, l’autocrazia e l’annocrazia per un sistema politico. La scienza ci dice che non bisogna superare assolutamente il grado e mezzo di aumento di temperatura ed evitare quindi il collasso degli oceani che porterebbe poi ad una migrazione di popoli di massa insostenibile per tutti gli abitanti del restante globo. Secondo Lenton il mondo ha aspettato molto, troppo, e la data stabilita dalla COP 28 di Dubai che pone vincoli di emissione al 2050 sembra troppo lontana. Bisognerebbe eliminare da subito la deforestazione in atto e applicare seri principi di contenimento delle emissioni. L’Europa parla del 2040 nel suo ultimo accordo, ma l’economia globale, sempre secondo Lenton, si sta modificando cinque volte più lentamente del necessario. Ma il punto di svolta sta portando anche qualche buona notizia. Le fonti rinnovabili sono forme economiche e sostenibili e nell’opinione pubblica hanno acquistato uno status quasi di eccellenza, facendo lievitare verso il basso costi di produzione e di consumo. Lenton lo definisce finalmente come un punto di svolta positivo, a patto che i produttori di petrolio modifichino la loro progettazione industriale temi della sostenibilità e della economia circolare. Ed ecco l’ultimo punto di svolta. Una nuova visione del mondo. Finora abbiamo ignorato in gran parte i segnali alla ricerca di PIL nazionali e benessere consumistico sempre maggiori, non riconoscendo che vivere entro i limiti della terra è l’unica via. E stupisce che di fronte a nuovi orizzonti ci siano guerre per conquiste territoriali o di religione o di odii sociali, come siamo costretti a constatare in questi giorni. L’Europa può essere a sua volta un punto di svolta, perché ha dimostrato finora di comprendere istituzionali la via da seguire pur con grandi difficoltà. L’analisi di Tim Lenton ci offre importanti spunti che vanno al di là dei nostri abituali comportamenti. Ci dice che dobbiamo imparare a vivere in modo diverso, sperando che l’umanità sia in grado di capirlo prima, accettarlo dopo e donandoci una speranza per il futuro.
La Piattaforma per le Tecnologie Strategiche per l’Europa (STEP) è stata concordata durante i colloqui del “trilogo” tra rappresentanti del Parlamento europeo, del Consiglio degli Stati membri dell’UE e della Commissione esecutiva dell’UE. Questa iniziativa mira a mobilitare gli investimenti nei settori tecnologici critici, compresa la tecnologia digitale, pulita e biotecnologica, con l’obiettivo generale di rafforzare la sovranità e la competitività dell’UE nel lungo periodo. Tuttavia, nonostante l’accordo politico sulla proposta, non sono stati stanziati nuovi finanziamenti per STEP, quindi l’UE utilizzerà fondi già esistenti. La Francia ha proposto un fondo finanziato dal debito comune europeo, ma altri Stati membri come Germania e Paesi Bassi preferiscono utilizzare la liquidità nel fondo di recupero COVID-19 dell’UE. La portata della proposta è stata ampliata per includere anche tecnologie critiche come la difesa, con ulteriori finanziamenti previsti per il Fondo europeo per la difesa. STEP prevede un portale online dove gli Stati membri possono richiedere finanziamenti per progetti, incluso il cofinanziamento fino al 100%. Tuttavia, i Verdi e altri critici ritengono che l’assenza di nuovi finanziamenti renda l’iniziativa insufficiente per affrontare le sfide attuali, con l’Europa che rischia la frammentazione del mercato unico.
A cura di Fabio Cortese e Marco Barone