I turisti ce li portiamo con l’elicottero.
Uno slogan pubblicitario o un programma politico? Oppure solamente una soluzione geniale o almeno ragionevole, magari improvvisata e senza una corretta valutazione dei costi, normalmente pubblici e benefici, normalmente privati, per rispondere all’emergenza causata dall’ennesimo evento climatico estremo che ha fatto franare l’unica strada di collegamento tra la splendida valle di Cogne e il resto della regione? Sicuramente una proposta che riflette la convinzione e la cultura, senza se e senza ma, che il turismo è sempre e comunque una risorsa economica importante, che porta ricchezza ai territori e alle comunità che ne beneficiano, al punto di pensare ad una soluzione che sembra ispirata ad una celebre ripresa cinematografica tratta dal film di Francis Ford Coppola, Apocalypse Now, che tutti noi ben ricordiamo.
Che il turismo sia una ricchezza è vero, ma a prescindere, come diceva il grande Totò, ne siamo certi senza se e senza ma?
Oppure anche questa industria può e deve essere ripensata per contribuire alla transizione in atto verso forme di economia più sostenibile per l’ambiente e rispettose delle culture e dei territori impattati per non rischiare di collassare su se stessa?Se città come Barcellona o Venezia e moltissime altre, grandi o piccole, si ribellano al turismo di massa e ne chiedono un profondo ripensamento e limitazioni, una ragione dovrà pur esserci. Oggi il turismo vale circa il 10% del PIL europeo e dà lavoro direttamente o indirettamente a oltre 25 milioni di persone. Ha letteralmente portato fuori dalla miseria interi territori e migliaia di persone, dando loro una nuova e migliore prospettiva di vita.
Noi crediamo che possiamo, anziché dobbiamo, modificare le attuali pratiche lineari del produci, usa, getta, verso modi e metodi caratterizzati dalle 5R dell’economia circolare, ridurre, riutilizzare, riciclare, raccogliere e recuperare, che creano ricchezza ugualmente, anzi, creano maggior valore, migliorando le prospettive di business nel medio e lungo tempo, perché preservano l’ambiente e le comunità locali e la loro cultura, a cominciare dalla cucina e dal cibo a chilometro zero. In questo numero estivo del nostro magazine proviamo, grazie ai nostri ospiti, ad offrire letture e prospettive nuove e diverse dei fenomeni legati al turismo e ai territori da questo impattati.
Gli aspetti critici non sono solo verso l’ambiente, ad esempio rifiuti quali bottiglie di acqua, di plastica gettate in parchi, strade o spiagge, ma anche verso i costi nascosti e distorsioni economiche e sociali quasi sempre a carico degli abitanti locali. Pensiamo ad esempio a disagi legati ai prezzi delle abitazioni, ormai molte dedicate al bed and breakfast e sottratte alle disponibilità degli abitanti, oppure ai danni alla socialità, come ad esempio centri storici ridotti a set cinematografici sovraffollati per selfie e alla scomparsa di botteghe artigiane spulse da negozi di souvenir o bar da movida caciarona disposti a pagare affitti stratosferici. Per non parlare del cibo globalizzato, smerciato a discapito della cucina locale, basata invece sul cibo dal sapore differente e non standardizzato, fondata su materie prime coltivate o allevate a chilometro zero. E perché no? Anche ad un aumento della criminalità legata all’attrazione generata dalla presenza dei turisti. Sono già molte le imprese, i singoli cittadini, le amministrazioni e le associazioni locali che in Italia o all’estero hanno intrapreso questa trasformazione, generando molti casi di successo, operando attraverso la riduzione dei costi legati alle materie prime consumate e all’energia, recuperando materiali come saponi e semi consumanti negli hotel, innovando verso nuove forme di turismo, nuovi servizi e nuove professioni. Per generare vera ricchezza il turismo deve offrire molto di più del ho visto l’Europa in una settimana oppure Roma in un giorno, ho cavalcato una moto d’acqua a 50 nodi e bevuto mojito fino a notte fonda sulla spiaggia. La vera ricchezza è legata alla natura, alla cultura anche culinaria, alla storia, all’artigianato e alla tradizione dei luoghi. Poi certo anche il mojito è buono.
L’economia circolare fa proprio questo, crea ulteriore ricchezza dei prodotti esistenti, operando per il loro mantenimento il più a lungo possibile, preservandoli e condividendoli. Perché questa cata serve prima di tutto consapevolezza, sensibilità e conoscenza tramite una corretta informazione. Già in molti stanno lavorando e con successo, comunità e politici, locali, hotel, campeggi, associazioni e ristoranti. Si migliora la gestione dei rifiuti delle materie prime e delle risorse disponibili, affrontando sfide specifiche, quali consumo idrico, spreco di cibo ed energia. Altri si rivolgono a nuove forme di marketing, in una collaborazione trasversale e virtuosa tra settori commerciali, industria e professioni. E anche la ricerca sociale o scientifica fa la sua parte.
Come sempre, a questi protagonisti, ai loro sforzi, alle loro idee e intuizioni, dedichiamo il nostro magazine Turismo e Territorio. Solo su CC23 Radio.