Di Danilo Guenza
In occasione della Festa del Bio organizzata da FederBio a Bologna, abbiamo avuto il piacere di incontrare Patrizio Roversi, noto divulgatore e volto storico della televisione italiana, che ci ha offerto una riflessione profonda sulla situazione del biologico in Italia e sull’importanza di comunicare in modo chiaro e trasparente ai consumatori.
Il ruolo della divulgazione nel biologico
Patrizio Roversi, da anni vicino alle realtà agricole biologiche, sottolinea come la divulgazione sia fondamentale per ridurre la distanza tra produttori e consumatori. “Partecipare a eventi come la Festa del Bio,” afferma, “è un modo per far conoscere i processi produttivi dietro il biologico e per far capire che non si tratta solo di marketing, ma di un modello agricolo sostenibile, che fa bene sia all’ambiente che alla salute.” Secondo Roversi, il vero problema risiede nella superficialità con cui spesso viene presentato il biologico: uno slogan vuoto che non permette di comprendere appieno il valore di queste pratiche.
La chiave per colmare il gap tra produzione e consumo sta, quindi, nell’informare il pubblico su aspetti pratici come l’eliminazione dei pesticidi o l’importanza della fertilità del terreno. “Le persone devono sapere come funziona davvero l’agricoltura biologica per apprezzarla,” continua Roversi. Questo tipo di comunicazione, a suo parere, può aumentare la consapevolezza dei consumatori, oggi ancora troppo scettici o mal informati.
Italia: leader nella produzione, ma fanalino di coda nel consumo di biologico
L’Italia si distingue in Europa per la vastità delle sue terre coltivate a biologico, con una superficie agricola utilizzata (SAU) che si avvicina al 25%, un dato in linea con gli obiettivi dell’Unione Europea. Tuttavia, Roversi evidenzia una contraddizione: “Siamo leader nella produzione, ma uno degli ultimi in Europa per il consumo di prodotti bio.” Questa disparità, secondo lui, è dovuta alla mancanza di conoscenza e fiducia da parte dei consumatori italiani.
Il divario tra produzione e consumo si spiega anche con una percezione diffusa di diffidenza nei confronti del biologico, spesso considerato semplicemente come una trovata commerciale. “È importante,” dice Roversi, “spiegare al consumatore che il biologico non è solo sinonimo di cibo sano, ma implica una serie di scelte sostenibili che fanno bene a tutti, al pianeta e alla nostra salute.”
L’importanza della narrazione agricola
Durante l’intervista, Patrizio Roversi ha sottolineato come sia cruciale “raccontare” il biologico e l’agricoltura in generale attraverso storie reali, che permettano di comprendere meglio i processi produttivi. Spesso, la televisione e i media si concentrano solo sugli scandali del settore agricolo – dal caporalato agli allevamenti intensivi – tralasciando la possibilità di narrare la quotidianità di un’agricoltura sostenibile, che esiste e che potrebbe essere un modello virtuoso.
Un esempio che Roversi cita con ironia è il suo progetto televisivo, in cui aveva immaginato di viaggiare per l’Italia su un trattore per parlare di agricoltura. “Se arrivi su un trattore,” scherza, “è chiaro che vuoi parlare di agricoltura!” Un format che, però, non ha trovato spazio nei palinsesti, evidenziando la difficoltà di far emergere temi legati all’agricoltura sostenibile e alla biodiversità nell’informazione mainstream.
La crisi del linguaggio e l’importanza dell’educazione
Un altro tema centrale per Roversi è la crisi del linguaggio, acuita dalla comunicazione frammentaria e superficiale dei social media. “Non possiamo continuare con pillole di comunicazione da 60 secondi,” afferma, riferendosi all’uso dei social per trattare temi complessi come l’agricoltura biologica. Secondo lui, questa frammentazione porta a una perdita di profondità e a una conoscenza superficiale.
Per affrontare questa crisi, Roversi ritiene fondamentale coinvolgere maggiormente la scuola, anche se riconosce le difficoltà del sistema educativo italiano, in cui i docenti non godono più del prestigio di un tempo. “Bisogna cominciare dalla radice del problema, che è politica ed economica,” afferma, citando persino il Papa come uno degli intellettuali più acuti in questo senso, grazie alle sue analisi economiche e sociali nell’enciclica Laudato si’.
Patrizio Roversi ci lascia con un messaggio chiaro: l’informazione e la comunicazione sul biologico devono andare oltre i semplici slogan e puntare a educare e sensibilizzare i consumatori sui reali benefici di queste pratiche. Solo così si potrà ridurre la distanza tra la produzione di cibo biologico e il suo consumo, favorendo scelte alimentari più consapevoli e sostenibili.
In un contesto in cui l’Italia primeggia per la quantità di terre coltivate a biologico, ma rimane indietro nel consumo, il futuro del biologico sembra dipendere non solo dalla politica agricola, ma anche da una nuova narrazione capace di far emergere il valore reale di queste produzioni.