Di Fabio Cortese
Il Green Deal europeo rappresenta una delle sfide più complesse del nostro tempo, ma la sua percezione, soprattutto nel mondo politico, è spesso distorta e carica di paure infondate. L’idea di una transizione verso un’economia sostenibile, con l’obiettivo di ridurre le emissioni di carbonio e affrontare i cambiamenti climatici, viene vista da molti come una minaccia alla stabilità economica e sociale. Tuttavia, il vero pericolo potrebbe risiedere nella procrastinazione e nell’incapacità di agire tempestivamente.
Le Paure Legate alla Transizione Ecologica
Nel discorso pubblico si fa spesso riferimento alla decarbonizzazione come un processo radicale e rischioso. Si paventa la possibilità che il cambiamento, se troppo rapido, possa destabilizzare le economie, creare disoccupazione e alimentare tensioni sociali. Questa narrativa è stata ulteriormente alimentata dall’interpretazione del rapporto Draghi presentato recentemente all’Unione Europea, che invita a una maggiore cautela nell’affrontare la transizione ecologica.
Draghi non sostiene che la transizione debba essere rinviata o rallentata a oltranza, ma piuttosto che debba essere affrontata con una visione chiara e strategica. Come possiamo davvero pensare di trasformare, da un giorno all’altro, il nostro sistema energetico senza una pianificazione a lungo termine? Il rischio reale è che si continui a rimandare il necessario senza prepararsi adeguatamente agli obiettivi fissati dal summit sul clima.
Il Contesto Globale e le Conseguenze del Cambiamento Climatico
Mentre si procrastina, i cambiamenti climatici continuano a mostrare le loro conseguenze. Estati sempre più torride, la siccità, l’avanzamento della desertificazione, trombe d’aria, le bombe d’acqua e l’innalzamento dei mari sono realtà con cui ci confrontiamo sempre più spesso. Questi eventi, spesso percepiti come ineluttabili, spingono molti a credere che il cambiamento climatico sia inevitabile e che poco o nulla possa essere fatto per fermarlo.
In questo contesto, movimenti nazionalisti e sovranisti, sia in Europa che negli Stati Uniti, approfittano delle paure generate dal cambiamento per distogliere l’attenzione da una necessaria transizione verso un’economia sostenibile. Tuttavia, rinviare ulteriormente l’azione è una scelta rischiosa e miope, che rischia di compromettere non solo il nostro futuro economico, ma anche quello ambientale.
Gli Esempi Internazionali e il Futuro dell’Europa
In altre parti del mondo, come la Cina, il Giappone e la Norvegia, i governi hanno già avviato strategie concrete per guidare la transizione ecologica. La Cina, in particolare, ha investito massicciamente nello sviluppo di energie rinnovabili, posizionandosi come leader globale in questo settore. Anche Giappone e Norvegia, con le loro politiche avanzate di sostenibilità ambientale, dimostrano che la transizione è non solo possibile, ma anche economicamente vantaggiosa.
In Europa, tuttavia, il Green Deal è ancora ostacolato da resistenze interne, soprattutto in Italia, dove il tentativo di frenarlo è evidente. Questa mancanza di lungimiranza non tiene conto di ciò che avverrà tra 10 o 20 anni, quando le conseguenze del cambiamento climatico saranno ancora più gravi. Non agire ora è una scelta che potrebbe costarci cara.