Il numero 50 di Materia Rinnovabile – rivista internazionale sulla Bioeconomia e l’Economia Circolare, che presentiamo su CommCode23 grazie ad un accordo di partnership tra le due testate, è dedicato all’energia.
In questo numero, attraverso articoli ed interviste, la redazione fa il punto sul tema delle Energie Rinnovabili rimandando alla prossima edizione il tema dell’altro obiettivo epico: raddoppiare l’efficienza energetica.
Il Direttore Emanuele Bompan, nel suo editoriale d’apertura, si domanda se l’ambizioso obiettivo di triplicare la produzione di energie rinnovabili entro il 2030 indicato dai lavori di Cop28 a Dubai e sottoscritto dalle 196 nazioni, rappresentate una “Mission Impossible”.
Non solo Stati Uniti e Cina corrono verso l’obiettivo, con il gigante asiatico che ha raddoppiato la sua produzione anche grazie al dominio tecnologico e commerciale raggiunto, ma anche stati insospettabili come il Vietnam procedono velocemente installando pannelli solari a ritmo serrato anche se con molte complicazioni di allaccio, scrive Bompan.
Il mondo inizia a correre, aprendo decine di terreni di confronto: l’economia circolare di pannelli e pale eoliche, l’end-of-life di batterie di accumulo, la complessità dell’idroelettrico, la sfida dei Critical Raw Materials e del rame per le tecnologie impiegate, la sicurezza e la tenuta delle reti, il ritorno europeo al nucleare e la speranza della fusione , la nascita delle comunità energetiche e il boom dell’auto produzione.
A livello industriale la transizione energetica è una priorità, mentre fatica ad esserlo a livello popolare – continua Emanuele Bompan.
E in tutto questo l’Europa, non ha mai trovato una posizione comune e chiara sulla propria geopolitica energetica.
Infine, conclude il Direttore, nata per accelerare la discussione sull’economia circolare e la bioeconomia, mondialista e post capitalistica per natura, oggi Materia Rinnovabile aspira ad essere una rivista di economia perché transizione ecologica, decarbonizzazione, sostenibilità sociale, rigenerativi e circolarità sono elementi naturali e necessari dell’economia globale, macro e micro.
A pagina 9 della rivista, troviamo l’intervista di Simone Fant a Kadri Simson ormai ex Commissaria Europea per l’Energia che negli ultimi cinque anni si è cimentata con uno dei periodi più difficili della storia energetica europea.
Kadri Simson sottolinea come durante il suo mandato, si è assistito ad un cambio di paradigma nella politica energetica dell’Unione in particolare per il modo in cui abbiamo tagliato i legami con la Russia. Allo stesso tempo abbiamo messo l’Europa sulla buona strada per raggiungere la neutralità climatica, mentre affrontavamo la peggiore crisi energetica degli ultimi decenni, sostiene la Simson.
C’è soddisfazione verso le bozze dei piani presentati dai singoli stati membri nell’ambito degli obiettivi indicati dal pacchetto Fit for 55 dell’Unione anche se, ammette Kadri Simson, servirebbe una maggiore ambizione in particolare per quanto riguarda la quota delle rinnovabili e l’efficienza energetica.
Rispetto all’eventuale competizione innescata dai sussidi alle tecnologie green previsti dal provvedimento USA voluto dal Presidente Biden, l’Inflaction Reduction Act, la signora Simson, pur confermando che la corsa ai sussidi rappresenta un rischio, afferma che finora non abbiamo visto l’industria europea “chiudere i battenti” per stabilirsi negli Stati Uniti. Semmai, continua, il provvedimento ha permesso agli USA di attrarre nuovi investimenti con un vero e proprio boom nella produzione di tecnologie green in particolare per quanto riguarda le batterie per i veicoli elettrici.
La concorrenza globale è innegabile e gli incentivi ne fanno parte. Ma i punti di forza europei sono altri: la stabilità e l’innovatività del nostro sistema normativo; il nostro consolidato sistema finanziario e dei capitali; la nostra forza lavoro qualificata. Infine il nostro impegno verso la transizione energetica che portiamo avanti con una visione chiara di dove vogliamo essere domani concludere la signora Simson.
Giorgia Marino, caporedattrice di Materia Rinnovabile, ci porta nel cuore del Sacro Graal dell’energia, la fusione nucleare, con l’intervista al direttore Generale di ITER, Piero Barabaschi.
Nel sud della Francia sta sorgendo il più grande reattore per la Fusione Nucleare del Mondo finanziato da 35 Paesi per studiare la fattibilità, l’affidabilità e la scalabilità di quella che in molti sperano, possa essere l’energia del futuro cioè riprodurre l’energia delle stelle qui sulla terra per poi intrappolarla e utilizzarla.
In sostanza si tratta di ricreare le condizioni che, sul Sole, determinano la fusione degli atomi di idrogeno e la loro trasformazione in elio, generando una enorme quantità di luce e calore e quindi, sfruttare questa energia teoricamente illimitata e praticamente senza scorie, in ambito civile come spiega molto dettagliatamente Giorgia Marino nell’introduzione all’intervista.
Il progetto dell’International Thermonuclear Experimental Reactor, ITER appunto, nasce a metà degli anni ’80 da un incontro tra Gorbaciov e Regan come progetto di pace.
Il progetto è stato poi allargato all’Euratom – che rappresenta gli stati europei – e ad altri Paesi e non soffre delle attuali tensioni geopolitiche come conferma Pietro Barabaschi che aggiunge, che questa è una sfida che offre l’opportunità di imparare a fare le cose insieme, quasi un esperimento di politica sociale che coinvolge migliaia di persone con significative differenze culturali ma allineati sull’obiettivo e sulla volontà di far funzionare il progetto.
Al momento sappiamo che la fusione è fattibile. Abbiamo sufficienti informazioni per sapere che può funzionare per qualche secondo. Con ITER vedremo se è possibile integrare le tecnologie in modo tale da accendere il motore e e farlo andare per un quarto d’ora a piena potenza, come in Formula Uno, se vogliamo metterla così.
La domanda che viene dopo è: fatto il motore e vinta la gara, possiamo mandarci in giro la gente tutto il giorno?
Inoltre, la domanda è quando sarà possibile farlo in modo che sia un asset per la società e questa, risponde Barabaschi a Giorgia Marino, è una domanda che mi faccio tutte le mattine quando mi sveglio ed è una domanda più che lecita. Ma ci stiamo muovendo in un territorio inesplorato.
I soldi spesi per la ricerca di fonti energetiche alternative sono soldi ben spesi e andrebbe fatto sempre un confronto con le cifre che si spendono in Europa per l’approvvigionamento di combustibili fossili (i sussidi UE sono arrivati a 123 miliardi nel 2022).
Insomma vanno fatte sempre le dovute proporzioni.
Infine, dalla ricerca si hanno sempre grandi ritorni per la società, perché si sviluppano svariate tecnologie che poi possono essere utilizzate in molteplici ambiti anche diversi da quelli di partenza.
L’interconnessione dei sistemi elettrici è cruciale per la resilienza, la sicurezza e l’affidabilità delle reti e questo tassello cruciale per la transizione rischia di essere trascurato senza investimenti sufficienti. Senza griglie interconnesse rischiamo di perdere le sfide legate all’intermittenza delle fonti rinnovabili non programmabili come solare ed eolico.
Ne parla l’intervista a pagina 18 di Giorgio Kaldor a James Robb Presidente e CEO della NERC – North American Eletric Reliability Corporation autorità di regolamentazione internazionale senza scopo di lucro che comprende gli Stati Uniti continentali, il Canada e la parte settentrionale della Baja California, in Messico.
Nell’intervista James Robb illustra molto chiaramente ed efficacemente quali sono i problemi legati alla distribuzione di energia fornita da fonti rinnovabili attraverso la rete esistente e da sviluppare per rispondere in modo certo e costante all’attuale crescente domanda nei Paesi considerati dovuta, ad esempio, al rimpatrio di alcune produzioni ma anche all’uso di tecnologie energivore come l’intelligenza artificiale.
Roberto Giovannini a pagina 22, intervista Francesco la Camera sul tema del come garantire le materie prime utili alla transizione.
Francesco la Camera dal 2019 è direttore generale di IRENA – International Renewable Energy Agency – l’agenzia intergovernativa cui aderiscono 168 Stati con sede negli Emirati Arabi Uniti che ha il compito di sostenere lo sviluppo delle fonti rinnovabili,.
Triplicare la capacità installata entro il 2030 significa vuol dire installare tra i 1100 – 1200 GW in media ogni anno e lo scorso anno siamo arrivati a 473 GW ma nel 2023 c’è stata una forte accelerazione dovuta principalmente alla Cina che ha raddoppiato il suo ritmo. Bisogna accelerare ma non pensiamo che l’approvvigionamento dei materiali sia di per se un problema. Va affrontato ma non è insormontabile, dichiara La Camera.
Per farlo ci sono 3 aree decisive: le tecnologie, la circolarità e l’aumento di produzione.
Nel vostro rapporto Geopolitics of the Energy Transition – Critical materials, domanda Giovannini, ricordate che il settore minerario vede una forte concentrazione in poche gigantesche multinazionali. Le cinque imprese più grandi del mondo controllano il 61% della produzione del litio, il 56% di quella di cobalto.
E’ così, risponde La Camera, ma è possibile lavorare per creare la capacità manifatturiera nei paesi che dispongono delle risorse cosa che favorirà la decentralizzazione dell’offerta.
Per quanto alle tecnologie emergenti quelle che sembrano più promettenti sempre in rapporto al tripling, secondo La Camera, sono l’idrogeno verde, che è poi l’unico modo che abbiamo per decarbonizzare le industrie pesanti. Poi la bioenergia, i biocombustibili. E poi il ruolo, ancora tutto da capire, che svolgerà l’intelligenza artificiale in termini di risparmio dei processi produttivi e capacità di gestire le reti.
A seguire, Emanuele Bompan, Sergio Ferraris, Giorgia Marino e Roberto Giovannini ci guidano ad un “giro del mondo” virtuale per mappare lo stato del mercato globale delle rinnovabili mettendo in luce con articoli e servizi specifici per ogni continente, le ambizioni con il freno tirato dell’Europa, la rincorsa ad una domanda inarrestabile degli Stati Uniti; tutte le grandi potenzialità da liberare dell’Africa e la travolgente cavalcata della Cina che guida l’ascesa Asiatica.
Il numero 50 di Materia Rinnovabile si completa con gi articoli di
Lorenzo Tecleme che esamina il tema complesso dell’energia rinnovabile più antica al mondo: l’idroelettrico mettendo in risalto come i ritmi di crescita non sono adeguati e come la siccità mette a rischio le centrali già attive.
Di Antonella Ilaria Totaro fa il punto sullo sviluppo tecnologico legato al solare e all’eolico presentando alcune novità e emettendo in risalto la potenza installata moltiplicata e i costi drasticamente ridotti.
Di Simone Fant affronta il tema del fotovoltaico circolare alla sfida del silicio illustrando come una transizione energetica davvero sostenibile passi inevitabilmente dalla circolarità delle tecnologie green e di come le aziende si stanno attrezzando per un domani all’insegna della responsabilità estesa del produttore, dell’ecodesign e di tecnologie di riciclo all’avanguardia.
Di Lorenza Lenardon che affronta il tema dell’energia dell’oceano e di come questa può contribuire alla decarbonizzazione del sistema energetico.
La rivista si conclude con gli articoli di Antonella Ilaria Totaro sulla road map dei Paesi Bassi leader europei nell’energia solare, di Giorgio Kaldor sulla rigenerazione degli Oli Minerali Usati
E molto altro.