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Il numero 49 di Materia Rinnovabile – rivista internazionale sulla Bioeconomia e l’Economia Circolare, che presentiamo su CommCode23 grazie ad un accordo di partnership tra le due testate, è dedicato alla Finanza.
In questo numero, molte interviste con alcuni dei principali esperti nazionali ed internazionali che affrontano il tema delle strategie e dei prodotti che serviranno per mobilitare le enormi risorse
economiche indispensabili a finanziare la transizione verso forme di produzione e consumo utili a ridurre l’impatto ambientale e il consumo delle materie prime. Inoltre, si parla delle possibili riforme delle istituzioni finanziarie e delle sfide che il mondo assicurativo dovrà affrontare.
In questo numero della rivista sono trattati molti altri temi come ESG, venture capital, carbon market, criptovalute e finanza climatica.
Nell’editoriale di apertura, il Direttore della rivista Emanuele Bompan scrive:
“La stagione di riformismo green della finanza, cuore del capitale, fatta di tantissimi nuovi strumenti, si deve fondare necessariamente sugli assunti etici di uguaglianza, redistribuzione ed equità intergenerazionale, ovvero gli elementi chiave per raggiungere la desiderabile just transition.
Pensavamo che la crisi del capitale neo liberista sarebbe arrivata dai lavoratori, invece arriverà da una serie di gas climalteranti e sostanze chimiche dalle formule articolate alla base di una policrisi ambientale che rischia di destabilizzare gli ultimi 500 anni di sviluppo economico e tecnologico umano, arrivando a mettere in crisi il sistema stesso degli stati post-vestfaliani”.
“Per attivare la transizione ecologica ed economica (non a caso hanno radice comune nel termine greco OIKOS) serve capitale politico (scarsissimo) culturale (in crescita) e finanziario (vastissimo e mal impiegato)” conclude Emanuele Bompan.
Cellian Lohan nel suo editoriale, dedicato ai Fondi necessari alla transizione circolare dell’Unione Europea, scrive : “I nuovi requisiti di rendicontazione ESG per le imprese entreranno in vigore
a partire dal reporting del 2024 e, grazie a un focus specifico sull’economia circolare, l’interesse nell’applicazione di pratiche circolari ai modelli di business esistenti è stato amplificato. Ora che la comprensione del concetto si sta diffondendo, il passo successivo sarà garantire che il finanziamento
della transizione sia adeguato.
La prima sfida in termini di finanziamenti è conoscere le opportunità disponibili e la buona notizia è che ora molti sono i programmi di finanziamento europei dedicati alla circolarità.
La European Circular Economy Stakeholder Platform svolge il ruolo di piattaforma delle piattaforme e sul suo sito web, sono presenti i dettagli di ciascuno dei programmi esistenti. Una sezione del sito dell’ECESP, l’acronimo di di European Circular Economy Stakeholder è dedicata alle best
practices e illustra i successi e le lezioni apprese dall’accesso ai finanziamenti per l’economia circolare.”
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“Entro il 2030 andranno mobilitati globalmente almeno 15.000 miliardi di dollari” esordisce Morgan Després, – Executive Director International Finance, Economy & Nature Programmes dell’European Climate Foundation nell’intervista realizzata da Emanuele Bompan – “una cifra enorme.
Ma se comparata all’ammontare gestito dai fondi sovrani o dai gestori patrimoniali, che si aggira attorno ai 31.000 miliardi di dollari, si ha la sensazione che questi soldi non siano così impossibili da movimentare, anzi. Allora perché questo denaro non confluisce nel finanziamento all’azione
climatica? I conti non tornano”.
“Servono strategie per erogare risorse economiche in maniera strutturata e continuativa al fine di sostenere i Paesi nella pianificazione della propria transizione . Una di queste soluzioni ad esempio viene dalla task force sulla riforma fiscale per il clima creata a Dubai” continua Despres.
“L’idea nasce dall’assenza di forme di finanziamento per l’adattamento. La task force sta individuando un menù di opzioni possibili. Ad esempio una tassa sulle estrazioni di petrolio e metano, sul settore
navale, sull’aviazione, magari sui patrimoni. Quello che stiamo facendo è un esame incrociato tecnico per valutare i pro e i contro in modo che ogni Stato possa scegliere come strutturarle e impiegarle.
E’ un lavoro che proseguirà fino alla COP30 di Belém in Brasile.”
Un altro aspetto rilevante è la riforma delle Banche Multilaterali di Sviluppo poiché possiedono le capacità di assumersi alcuni rischi specifici che le Banche private non sono in grado di assumersi e dunque possono avere un ruolo nel ridurre il rischio mettendo del capitale proprio che può incentivare
la mobilitazione del capitale privato.
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Giorgia Marino fotografa, in una brillante intervista con Sayuri Shirai dell’Asia Development Bank, la situazione in Asia. L’Asia è senza dubbio la regione chiave per l’azione climatica globale. Nel
continente vivono 4.7 miliardi di persone, il 60% della popolazione mondiale e le economie, nel 2023, hanno contribuito per due terzi della crescita del PIL globale. Oggi circa la metà delle emissioni globali di gas serra sono generate dalle economie asiatiche e allo stesso tempo la regione è tra le più
colpite dagli effetti della crisi climatica e necessita di enormi investimenti per progetti di adattamento e mitigazione.
La strategia principale per mobilitare capitale privato da affiancare a quello pubblico, si chiama blended finanche (finanza mista) – dichiara Sayuri Shirai. Il problema è che il settore privato non è disponibile ad investire nelle economie in via di sviluppo perché troppo rischioso e, a questo rischio,
corrisponde un basso rendimento. Un meccanismo di finanza mista, quindi, potrebbe consentire ai fondi pubblici di investire principalmente nella fase iniziale mentre gli investitori privati potrebbero iniziare con piccoli importi per poi aumentare i finanziamenti in una fase successiva quando il progetto sarà
più affidabile e inizierà a generare profitti.
Resta la sfida della trasparenza: in questi Paesi è difficile ottenere informazioni accurate e per ottenerle, è necessario promuovere il climaterelated disclosure a livello aziendale. Oggi l’Asia è molto frammentata e ogni Paese segue un suo approccio. Tra i Paesi, il più avanzato è Singapore che però è un Paese piccolo che non ha una industria manifatturiera a differenza di Cina, Giappone e Corea.
Fra gli strumenti della Finanza sostenibile che stanno prendendo piede in Asia c’è la cosiddetta transition finanze che non è molto popolare in Europa perché sembra nascondere il rischio di Greenwashing. La definizione non è ancora chiara ma risponde all’esigenza di queste grandi economie
manifatturiere di avere tempo per implementare nuove tecnologie peraltro molto costose. A Singapore hanno adottato una tassonomia valutata molto positivamente a livello internazionale, che propone un approccio a “semaforo” cioè con 3 categorie: verde (sostenibile), ambra (in transizione) e
rossa (non sostenibile). L’unicità del loro approccio è dato dalla categoria “ambra” in cui rientrano le attività industriali hard-to-abate come l’acciaio e il cemento. Per la categoria in transizione, sono tuttavia stabilite delle soglie o dei criteri di vaglio tecnico.
Infine, tra gli altri interventi essenziali per la finanza climatica internazionale, Shirai indica la Corporate Sector disclosure.
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Giorgio Kaldor svolge una accurata inchiesta sul rapporto tra Assicurazioni e Rischio climatico e scrive: “ secondo uno studio di Swiss Re, uno dei principali fornitori mondiali di assicurazioni e riassicurazioni, solo nel 2022 le catastrofi naturali di origine climatica hanno causato globalmente danni per 275 miliardi dollari. Una tendenza al rialzodalla quale però non ci stiamo proteggendo: oltre il 40% dei rischi globali rimane scoperto e la differenza tra le perdite economiche e quelle assicurate nel periodo 2017-2022 è salito fino a raggiungere i 1800 miliardi di dollari.
Tuttavia, continua Kaldor, il rischio di danni catastrofali non dipende solo dalla pericolosità dei singoli eventi, su cui ormai possiamo solo intervenire con strategie di mitigazione. Nell’equazione rientrano vulnerabilità, esposizione e capacità di far fronte ai fenomeni. Fattori sui quali le assicurazioni possono incidere profondamente. E in positivo. Per continuare a gestire il rischio e costruire resilienza finanziaria – a metà tra profitto e interesse pubblico – il settore stesso si sta adattando. Sviluppando nuovi prodotti, guardando ai mercati emergenti e vulnerabili, ma soprattutto trovando strategie per reagire agli shock economici e alle accuse di essere tra i contributori dello spopolamento dei territori più a rischio.
Federica Casarsa con il suo articolo, ci guida nel mondo dei Bond sostenibili. Green bond, sustainability – linked bond, outcome-bond.
Il mercato delle obbligazioni che finanziano la transizione verso una economia sostenibile è in crescita in tutto il mondo. Il mercato sostenibile ha dimostrato di essere più resiliente ai tassi alti rispetto a quella tradizionale, commenta Matthew MacGeoch senior Research Analyst della Climate Bonds Iniziative, organizzazioneinternazionale di riferimento per le obbligazioni sostenibili. Che aggiunge: “la domanda degli investitori continua. Ad essere alta, superiore rispetto all’offerta”.
Seppur in crescita, il mercato dei bond sostenibili rappresenta una porzione ridotta dell’intero mercato obbligazionario, circa il 14-16% di tutto il debito emesso nel 2023. Un elemento fondamentale per attrarre l’interesse degli investitori è la credibilità dei prodotti che si può raggiungere attraverso una
maggiore trasparenza sui meccanismi di finanziamento e sull’impatto dei progetti. Nel lungo periodo, però, la standardizzazione può contribuire a snellire i processi e la reportistica, osserva MacGeoch.
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In questo numero della Rivista altri interessanti articoli e inchieste quali:
Sul settore bancario ad opera di Andrea Barolini,
Sugli Strumenti di Credito per progetti sostenibili ad opera di VeronicanUlivieri,
Sui rating ESG ad opera di Giorgio Kaldor,
Sul mondo delle Criptovalute ad opera di Marco Morello,
Sulla sfida cinese ad opera di Giorgia Marino,
e molto altro come ad esempio l’articolo a firma Antonella Ilaria Totaro che fa il punto sul valore e
l’andamento dei finanziamenti all’ economia circolare partendo da uno studio condotto dall’Università Bocconi su 200 aziende europee quotate.
Materia Rinnovabile, il n°49 dedicato alla Finanza lo potete acquistare sul sito della rivista.

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